Accademia delle arti, 1990. «L’anno del grande cambiamento. La nostra Accademia era il covo della protesta, il nostro primo ministro Edi Rama uno dei più importanti professori antiregime, in prima linea. Ricordo con nostalgia quel periodo in cui mancava tutto, ma non certo l’entusiasmo sopito fino ad allora e poi esploso già alla fine del 1989. Avevo 23 anni». Arjan Vasjari, il nuovo console generale d’Albania per il Sud Italia, raccoglie i ricordi e li rende ponte di verso il futuro delle relazioni tra Albania e Italia, con uno speciale amore per la Puglia, per diverse ragioni.
Console, dunque, studiava arte.
«Il mio sogno sarebbe stato quello di studiare legge, ma provenivo da una famiglia di perseguitati politici, ed era impensabile che il regime me lo permettesse. Così sono andato all’Accademia delle arti, dove ho potuto respirare un’aria di libertà mai provata prima».
Accade alla vigilia di quel 1991 che portò la nave Vlora a Bari. Molti studenti vi si imbarcarono. Lei?
«Per mia sfortuna in quel momento non c’ero, ma avevo un’intenzione chiara di venire in Italia. Ci sono riuscito nel 1992; ero già diplomato ma in Albania era vietato avere sogni, c’erano un tale caos e una tale instabilità che ho pensato di partire e finalmente coronare il mio sogno di studiare Giurisprudenza. Presi anch’io una carretta del mare, si chiamava Roana, da clandestino sono approdato a Otranto, realizzando il mio sogno italiano».
Cosa ricorda di quel giorno?
«Ad accoglierci c’era tanta di quella polizia, ma non era come da noi, era una presenza rassicurante. Noi eravamo abituati a poliziotti sulle cui facce si concentrava il senso del regime, sempre pronti a punirti, ad arrestarti. Ho studiato Giurisprudenza a Bari e nel giorno della discussione della tesi, capo della commissione era il titolare del diritto costituzionale il professor Aldo Loiodice. Poi ho proseguito con il dottorato di ricerca nell’Università di Bologna. Una volta rientrato in Albania sono diventato professore del diritto costituzionale ed ho insegnato all’Università di Tirana, a quella di Valona, in Kosovo. Poi, il primo ministro mi ha proposto di venire in Italia come console, Mi ha detto “Arjan, per noi l’Italia è un Paese fondamentale”».
E lei ha accettato subito.
«Subito, si parlava di un Paese che amo. Ora che sono qui, più che un difensore degli interessi dell’Albania, mi sento un interlocutore che vuole accumunare gli interessi reciproci».
Come definirebbe i rapporti tra i due Paesi?
«Eccellenti, ma a me non basta. Innanzitutto, non bisogna darli per scontati, vanno nutriti ogni giorno. È nell’interesse dell’Albania lo stato costituzionale di diritto, la lotta alla corruzione, il rispetto dei diritti umani, l’economia di mercato, il capitalismo etico, valori che interessano anche all’Italia, se le permettono di trovare un’Albania, forte, stabile, democratica. Specie in un momento come questo, in cui siamo quasi al traguardo dell’ingresso nell’Unione europea, è importante anche per l’Italia avere al proprio fianco un Paese amico e credibile come l’Albania. Noi abbiamo costruito insieme qualcosa che raramente accade tra gli Stati; gli albanesi amano profondamente l’Italia. Mi piace pensare che esista una Italbania».
Cosa ha rappresentato e cosa rappresenta l’Italia per voi?
«Per la mia generazione l’Italia era assolutamente fondamentale, siamo cresciuti con la storia, la cultura, la politica italiana. Per la nuova generazione le cose sono un po’ cambiate, rimane importante, ma la fisiologia dello sviluppo, del mondo che non ha più confini, la avvicina all’America, che va benissimo ma non dobbiamo dimenticare che il nostro primo approdo è qua, a 70 chilometri dalle nostre coste. La nostra famiglia è quella europea, ma la nave Vlora ha gettato l’asfalto, la nostra strada è prima passata dalla Puglia. Uno dei miei obiettivi, forse il più importante, è far ritornare centrale tutto questo anche per la nuova generazione albanese».
Come immagina di creare questi nuovi collegamenti culturali.
«In anzitutto con l’istruzione. L’Università di Valona ha siglato con quella di Economia di Bari un double degree, una doppia laurea, e la stessa cosa sta facendo il Politecnico di Bari. Ovvero professori italiani verranno a insegnare in Albania (dove l’italiano è, naturalmente, insegnato) e studenti albanesi verranno in Italia. Vorrei aggiungere anche la Facoltà di Infermieristica, la pandemia ci ha insegnato tante cose, un sistema sanitario forte è fondamentale. Ho parlato con il Rettore Bronzini e il Preside Del’Erba ed erano entusiasti. Vorrei essere ottimista e anche un po’ sognatore, perché l’Italia può guardare l’Albania da un’altra prospettiva, il fattore albanese è uno dei più importanti dell’area balcanica, i nostri rapporti con i nostri vicini, Montenegro, Macedonia, Kosovo ovviamente ma anche Serbia, sono buonissimi, e noi possiamo essere un hotspot, così come stiamo dimostrando all’interno del progetto Open Balcans, una specie di anticamera dell’Unione europea».
Tirana è molto cambiata, sta conoscendo uno sviluppo molto veloce, a tratti accelerato.
«I cambiamenti iniziano sempre dal centro, ma non è solo Tirana, anche Valona e tante altre citta .Il punto è avere l’intelligenza e razionalità di non pentirti dopo. Pertanto, sono d’accordo con lei, è una velocità che ci impone di fermarci un attimo e riflettere, e forse siamo condannati a non farla questa riflessione, per la voglia di andare avanti alla ricerca del tempo perduto. Vogliamo raggiungere la nostra famiglia, l’Europa e in 30 anni appena non si può fare, perciò ci sono costi, perdite, fallimenti ma sono tutte le anomalie della crescita. Io credo che non dobbiamo cercare di costruire l’Albania dei sogni, ma l’Albania del possibile. E, nel farlo, sentiamo l’Italia al nostro fianco, i nostri rapporti commerciali, sono in forte crescita, ultimo dato mese di maggio, occupano il 32 per cento segue la Germania con il 7 per cento, la Grecia 6,7 per cento, un abisso di differenza. E in tutto questo, la Puglia si dimostra un punto molto importante perché il volume d’affari tra Albania e la Puglia si aggira intorno ai 500 milioni di euro, una bella fetta».